OCT ad alta definizione (spectral domain)

È un esame che utilizza un fascio laser privo di radiazioni nocive che consente di analizzare nel dettaglio gli strati della retina e di misurare lo spessore delle fibre nervose che circondano il nervo ottico.

Risulta essenziale nella gestione di malattie oculari come le maculopatie, le trombosi retiniche, la retinopatia diabetica, il glaucoma ecc..

È un esame affidabile, non invasivo, non a contatto, innocuo.

Topografia corneale

Esame che consente lo studio della morfologia, della curvatura e del potere diottrico della cornea.

Viene utilizzato nella diagnosi e follow up di malattie corneali come il cheratocono e nella valutazione preoperatoria e postoperatoria dei pazienti che si sottopongono ad interventi di chirurgia refrattiva e cataratta.

Pachimetria corneale

L’esame consiste nella misurazione dello spessore corneale.

Risulta utile nella gestione di alcune malattie della cornea e nella valutazione preoperatoria dei pazienti che si sottopongono a chirurgia refrattiva.

Riveste particolare importanza nello screening del glaucoma in quanto è stato dimostrato che nei pazienti con cornea sottile la misura della pressione oculare risulta minore di quella reale; quindi in assenza di questo esame si rischia di ignorare o sottostimare il principale fattore di rischio della malattia.

Pupillografia

È un esame che fotografa e misura la pupilla nelle differenti condizioni di illuminazione.

La conoscenza del centro e del diametro pupillare, risulta essenziale per tutte le procedure cliniche mirate all’ottimizzazione della qualità della visione (ad es. chirurgia refrattiva e chirurgia della cataratta con lenti premium).

Il Test di Schirmer

È un semplice test che permette di quantificare la secrezione lacrimale basale.

Si esegue posizionando due striscioline millimetrate di una speciale carta da filtro nel fornice congiuntivale. Dopo 5 minuti si misura la porzione di strisciolina inumidita; sotto i 10 mm la produzione lacrimale si può definire insufficiente, sopra i 15 mm è normale. Risulta utile nella diagnosi di sindrome dell’occhio secco.

Analisi avanzata del film lacrimale

Viene eseguita mediante un topografo corneale che con un software dedicato valuta il NI-BUT (Non invasive Break-up Time). Il BUT è il tempo di rottura del film lacrimale, è un’indicatore della stabilità lacrimale utile nella diagnosi di sindrome dell’occhio secco. L’esame tradizionale prevedeva l’instillazione di un colorante (fluoresceina) nel sacco congiuntivale. Il NI-BUT è un test non invasivo in quanto non necessita del colorante e presenta una specificità e sensibilità superiore all’esame tradizionale.

Meibografia ad infrarossi

Consente lo studio morfologico delle ghiandole di Meibonio, piccole ghiandole sebacee localizzate nello spessore delle palpebre e la cui disfunzione rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio per la sindrome dell’occhio secco. Lo strumento acquisisce immagini della palpebra avvalendosi di un filtro a infrarossi che, sfruttando le proprietà autoriflettenti del secreto ghiandolare, identifica le ghiandole di Meibonio come aree chiare che spiccano su uno sfondo più scuro.

Lavaggio delle vie lacrimali

È un test diagnostico che consente di verificare la pervietà delle vie lacrimali.
Si inietta, tramite una siringa dotata di una speciale cannula, della soluzione fisiologica all’interno del puntino e del canalino lacrimale inferiore.
In caso di un sistema lacrimale pervio, la soluzione raggiunge la rinofaringe e il paziente la avverte in gola.
In caso di ostruzione completa, la soluzione invece defluisce dal canalino superiore.

PRK o LASIK quali le differenze?

Rappresentano le 2 procedure laser più diffuse per la correzione dei vizi refrattivi.

 

La PRK (cheratectomia fotorefrattiva) è una tecnica che prevede la rimozione dell’epitelio corneale (lo strato più superficiale della cornea capace di auto-rigenerarsi) e l’utilizzo di un laser ad eccimeri in grado di modellare la cornea modificandone la curvatura in modo tale da correggere il vizio refrattivo (miopia, ipermetropia, astigmatismo). Al termine dell’intervento viene applicata una lente a contatto terapeutica che sarà rimossa dopo qualche giorno.

Dopo l’intervento per 2-3 giorni è possibile avvertire dolore e fotofobia, sintomi generalmente controllabili mediante terapia medica. La visione sarà sfuocata per 3-5 giorni per poi migliorare progressivamente. Potrebbe essere necessario 1 mese per ottenere il massimo della prestazione visiva.

La PRK viene preferita ad una tecnica alternativa come la Lasik nei casi di cornea sottile, sindrome dell’occhio secco, e in soggetti che svolgono attività potenzialmente traumatizzanti per l’occhio. In quest’ultimo caso infatti la PRK non prevedendo il taglio di un lembo corneale non espone al rischio di dislocazione traumatica del lembo.

La LASIK (laser-assisted in situ keratomileusis) è una tecnica  chirurgica che  come la PRK utilizza il laser ad eccimeri per modellare la cornea in modo tale da correggere il vizio refrattivo. A diffrenza della PRK però in questa tecnica non viene rimosso l’epitelio corneale  ma tramite un laser a femtosecondi  si crea una sottile sezione a cerniera della cornea detta lembo corneale. Il chirurgo solleva il lembo appena creato, applica il laser ad eccimeri sullo stroma della cornea in modo da correggere il vizio di refrazione e completa la procedura riposizionando il lembo senza applicare punti di sutura.

Il vantaggio della Lasik rispetto alla PRK risiede nella mancata rimozione dell’epitelio corneale che si traduce in minori fastidi nel periodo post-operatorio ed in un più rapido recupero visivo.